Meditazione: Ricerca d’identità

Meditazione: Ricerca d’identità

Ricerca d’identità

Il fattore “Appartenenza”

Uno grida: “Dio, chi sono io?”. Un altro afferma: “Dio… al quale appartengo”. Per uno la vita è una domanda, una ricerca d’identità. Uno cerca, l’altro è certo. Uno vive avvolto dell’incertezza, l’altro brilla di sicurezza positiva. Uno passa la vita con una brama, l’altro con un’appartenenza.

Vedo queste due categorie di persone nella Scrittura. C’è una persona che è piena di domande, un cercatore, impaziente per il vuoto che c’è nella vita e per la mancanza di adempimenti. Per questa persona la vita, nel suo contesto, è estranea a qualsiasi cosa che sia fuori di essa, è solo “un’ombra che passa”, erba che appassisce, e fiore che subito si secca. Perfino il creatore della società ricca, il re che rese l’argento comune come le pietre nelle strade di Gerusalemme, scelse di predicare il suo sermone classico sul testo: “Vanità delle vanità… tutto è vanità” (Ecclesiaste 1:2).

Secondo il ragionamento umano Salomone, più di qualsiasi altro, aveva l’opportunità di realizzare l’adempimento nella sua vita. Era dotato di sapienza più di ogni altro essere umano prima di lui, immensamente ricco, saziato emotivamente da mogli accumulate su base permissiva, della serie “mi prendo ciò che voglio”, eppure si annoiava terribilmente a causa del vuoto che tutto ciò gli dava.

Quest’uomo sembra incapace di sfuggire alla routine egocentrica. Il vero scopo della vita lo elude perché egli non può o non vuole non essere più il centro della sua vita.

C’è un altro uomo. È l’uomo che ha smesso di cercare, i suoi piedi hanno lasciato la sabbia molle e si sono poggiati sulla roccia. La sua motivazione non scaturisce più dai suoi desideri o dai propri concetti di ciò che è giusto e corretto. Può essere inchiodato come un criminale sul patibolo romano, ma non prima di fare il suo proclama, come fece il suo Signore: “Io ti ho glorificato sulla terra avendo compiuto l’opera che Tu mi hai dato da fare” (Giovanni 17:4). Oppure può essere battuto con le verghe, fustigato, lapidato e naufragato, odiato e braccato, ma col suo ultimo fiato proclama: “Ho finita la corsa” (II Timoteo 4:7).

La differenza tra queste due categorie di persone è il fattore “appartenenza”. I cercatori d’identità non hanno ancora scoperto dove o a chi appartengono. Rifiutano di accettare che il diritto di proprietà di Dio nei loro confronti è rilevante nelle decisioni e scelte della vita nel complesso sistema odierno. Obiettano che sì, è del tutto giusto essere cristiani, ma quello è solo un lato della vita. Loro però non toccano l’altro lato, ovvero il bisogno di una guida pratica che determini se la vita deve essere spesa come insegnante a Bangkok, o come lavoratore a Chicago. L’anima può essere posta per il cielo ma il corpo non è collegato a quel fatto, e il suo corso può essere determinato dal capriccio dell’educazione, istruzione e inclinazione. La loro polemica mostra che o non sono disposti ad appartenere a Dio o che non si rendono conto che tale possibilità esista. A questi individui la Bibbia dice: “Vi esorto fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente… a Dio” (Romani 12:1).

Dall’altro lato, quelli che sono consacrati a Dio e possono proclamare: “Dio, al quale appartengo e che servo”, hanno un centro diverso dal quale operare. L’Iddio a cui appartengono ha un piano per la vita, specifico e dettagliato. Il Signore li ha fatti nuove creature in Cristo e li ha preparati per una funzione contemporanea. Il modello della società può subire drastici cambiamenti, ma la volontà di Dio per ciascuno dei Suoi figli non può essere fuori tempo o irrilevante.

Il relativismo della presente era si può pronunciare contro il dogmatismo di questa gente e può guardarla di traverso, ma grazie alle certezze della Parola di Dio, costoro possono permettersi di essere dogmatici. In ultima analisi, coloro che si dedicano a Dio sono quelli che possono affrontare il mondo, perché hanno un senso di appartenenza, un’identità cosciente e significativa, e una realizzazione di adempimento rilevante.

R. Arthur Mathews

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